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Alberto Stasi condannato a 16 anni per l'omicidio di Chiara Poggi

Alberto Stasi condannato a 16 anni per l'omicidio di Chiara Poggi
Autore: Teresa Corrado - Redazione Cronaca
Data: 17/12/2014

La sentenza è stata letta mercoledì e condanna il giovane Alberto Stasi a 16 anni di reclusione per l'omicidio della giovane fidanzata Chiara Poggi. L'omicidio della giovane era avvenuto nell'estate del 2007 a Garlasco in provincia di Pavia.

I genitori della giovane erano commossi e hanno abbracciato l'avvocato Gian Luigi Tizzoni. "Siamo soddisfatti, non abbiamo mai mollato", sono le parole della madre, Rita Poggi, ai microfoni dei giornalisti, dopo aver ascoltato la lettura della sentenza. Anche il padre della giovane, Giuseppe, ha commentato la sentenza che da giustizia alla giovane, "ora guarderò Chiara e le dirò "ce l'hai fatta"", è stato il suo commento.

Anche l'avvocato della famiglia Poggi, Tizzoni, ha commentato positivamente la sentenza. "Ci aspettavamo la verità per Chiara e oggi abbiamo avuto una risposta", ha detto subito dopo la sentenza.

Diverse le emozioni, naturalmente, per Alberto Stasi, le cui persone a lui vicine, hanno detto che è rimasto sconvolto dalla sentenza.

Un iter difficile quello che ha subito lo stesso processo, poichè in primo e secondo grado il giovane Stasi, era stato assolto, ma l'Appello era stato annullato dalla Cassazione ed oggi il ragazzo è stato condannato a 16 anni di prigione.

Sarebbe stato lui, a conclusione del processo, l'unico assassino della giovane, indicato dagli inquirenti come l'unico possibile assassino. A lui, però, non sono state attribuite le aggravanti della crudeltà, come chiesto dal sostituto procuratore generale di Milano Laura Barbaini, che per questo aveva chiesto una condanna a 30 anni. I giudici, però, presieduti da Barbara Bellerio e ritiratisi in camera di consiglio, hanno si riconosciuto la colpevolezza del giovane, ma non hanno accettato la tesi dell'accusa sull'aggravante della crudeltà e per questo hanno condannato il giovane a 16 anni.

Il processo d'appello, annullato per permettere una rilettura di tutte le prove e documenti raccolti dagli investigatori, durante le indagini, sono state consegnate alla magistratura milanese per una "rivisitazione e una rilettura". In questo caso gli indizi sono stati setacciati al microscopio e alcuni esami, molto importanti, sono stati ripetuti. Si è giunti alla conclusione che si "impossibile che Stasi non si sia sporcato le scarpe e no abbia nemmeno lasciato una traccia ematica sul tappetino della sua Golf" visto che era entrato in casa della giovane e l'aveva trovata morta. Oltre a questo, sono stati evidenziati anche alcuni errori e omissioni fatte da chi ha condotto le indagini, come la rimozione delle impronte di quattro dita che erano rimaste sulla maglietta del pigiama della vittima e che erano state rimosse da chi portò via il cadavere.

Importanti anche i due graffi sull'avambraccio del giovane Stasi, notati nella caserma da due Carabinieri, quando il giovane aveva denunciato l'omicidio della giovane, compatibili con quelli di una colluttazione, anche se gli stessi non sono stati messi a verbale.

Queste e altre cose hanno portato alla condanna di Stasi, accusato non solo di aver messo in scena la morte della giovane, ma anche di aver depistato le indagini. A carico del giovane ci sono ben 11 indizi gravi, precisi e concordanti, ma, come afferma la difesa, portata aventi dall'avvocato Angelo Giarda, in questi anni, non sono state fornite prove sulla colpevolezza del giovane.

Per adesso il giovane resta fuori dal carcere, ma le autorità possono intervenire non appena ci siano sospetti di una fuga.




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